Sala IV

La quarta sala espone opere databili dal XVIII al XX secolo.

Al centro della parete laterale è esposta una bellissima croce d’altare in argento fuso e cesellato, con parti aggettanti in rame dorato; presenta al centro il Cristo crocifisso circondato da angeli, a tutto tondo, svolazzanti, che sorreggono i simboli della Passione. La base triangolare è impreziosita da figure di uomini che sorreggono il piede della croce, a forma di vaso ornato da festoni di ghiande e da un medaglione raffigurante la Madonna Assunta; è opera di argentiere messinese e datata 1711.

Lungo la parete vasi con fiori in argento sbalzato e cesellato, utilizzati per la decorazione dell’altare maggiore. Nei fiori centrali, degli sportellini in argento celano reliquie di santi diversi. Secc. XVIII-XIX.

 

 

 

 

 

Di particolare interesse sono gli ori votivi della Madonna delle Grazie.

Su un velluto blu sono stati cuciti tutti i gioielli che, dagli inizi dell’Ottocento fino al secolo scorso, erano stati donati dai devoti fedeli del piccolo villaggio di pescatori di Pace, alla Madonna delle Grazie. Con straordinaria maestria, orecchini, bracciali, catene d’oro, collane, ciondoli, anelli, orologi sono stati applicati in modo da comporre un bellissimo stendardo che, durante la festa di settembre veniva esposto nella Chiesa di Santa Maria della Grotta. In basso, tra i gioielli sono visibili anche due pesci d’oro, il tonno e l’acciuga, tipici del pescato dello stretto. Al centro dell’opera si trova il monogramma di Maria ed una reliquia della Vergine.

 

calice-papaDi fronte in una vetrina, il calice donato da Papa Giovanni Paolo II, venuto a Messina nel 1988 in occasione della canonizzazione di Santa Eustochia Smeralda Calafato. Sec.XX.

In fondo alla sala sulla destra è possibile vedere dei frammenti di lampadari, una testimonianza della terribile distruzione sofferta dalla Cattedrale durante la seconda guerra mondiale. Il lampadario più piccolo, datato 1837, era stato realizzato dal popolo messinese in ringraziamento alla Madonna della Lettera per aver salvato la città dal colera. Il lampadario più grande fu donato dal Re Ferdinando II di Borbone nel 1847 ed è oggi fedelmente riprodotto nella navata centrale della Cattedrale. I due lampadari si trovavano nella chiesa quando il Duomo fu colpito da più bombe incendiarie che causarono un rogo che durò per due giorni consecutivi, e presentano visibilmente i danni dell’incendio. In seguito alla elevatissima temperatura raggiunta durante l’incendio, i bronzi si fusero quasi completamente.

 

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